Nuove avventure da quarantena

Quarantena, zona gialla, arancione, poi rossa, poi arancione, poi lasci stare e ti rifiuti di capire in che zona sei, limite nazionale, regionale e poi comunale, faccio yoga, pilates, pesi, leggo libri impilati da lustri sul mio comodino, guardo serie consigliate da amici durante le conversazioni che oramai vertono su insonnia, netflix, nuove ricette, guardo documentari, sistemo la camera, pulisco il bagno, faccio 36 cubetti di dado da congelare per tutto l'inverno per fare minestre, zuppe e risotti, pianto semi di avocado che non sbocceranno mai, pulisco ancora, leggo ancora, passo alla stagione successiva della serie n.x, qualche passo fuori casa ma mai troppo lontano, entro i limiti, qui sì qui no, finalmente un po' di sole, un freddo cane, maglie, maglione, pile, berretto, sciarpa, non sul mare che tira troppo vento, non sulla strada principale perché è noiosa e piena di insopportabili macchine, partita a scacchi con padre, ancora partita a scacchi con padre. 
Mai pensavo che mi sarei tanto pentita di non saper suonare uno strumento, mi avrebbe tenuto compagnia nella solitudine di questi eterni giorni che si susseguono tutti uguali, identici in quasi tutto tra loro, ripetitivi, senza spinta, senza la piccola gloria quotidiana che senti a fine giornata quando conquisti il letto e pensi ok, anche oggi ce l'ho fatta, grazie mondo, è stato duro ma bello, buonanotte, e non riesci a formulare altri pensieri che stai già dormendo non profondamente, di più. Si succedono notti insonni, notti eterne che vorrei svanissero veloci e invece scorrono lente, per ricordarmi tutto quello che mi sto perdendo, tutto quello che potrei fare e non sto facendo, tutto quel che mi aspetta ancora senza sorprese e senza grandi gioie il giorno dopo. 
Però sì, certo, cerchiamo di vedere il lato positivo, e ho cercato di capire cosa potessi farne di tutto questo immenso tempo che mi accompagna, che sembra essersi personificato, un nuovo amico, taciturno, pacato, affidabile almeno, non mi abbandona. 
Allora ho pensato di assegnare un compito a questo silenzioso compagno, gli ho chiesto di assistermi in una piccola grande impresa su cui riflettevo da tempo ma senza convinzione, in fondo certe idee ci sembrano sempre banali, già viste, già sentite, ma poi mi chiedo quale sia la necessità dell'originalità, quando il tempo è il mio, appartiene a me, è nelle mie mani e nel mio corpo, e ha solo bisogno di spiegarsi. Da qui nasce questo piccolo minuscolo pensiero, che non è un progetto elaborato e confezionato, è solo un'idea sostenuta dalla sola voglia di scrivere leggeri flussi di pensiero che passano per la mia mente durante la lettura. Non sono un'esperta, una ricercatrice o un pozzo di conoscenza, sono solo una piccola appassionata di America Latina che si dilegua facilmente e felicemente dalle mura di casa sua per svolazzare tra le montagne andine, tra popoli in rivolta, piantagioni di caffè, dittature, rivoluzioni studentesche, grandi avenide e tanto altro. Una piccola amante di un territorio immenso da esplorare, che in assenza della possibilità di viaggiare, si muove abilmente alla ricerca di avventure, racconti, romanzi. Un punto di vista umile, estremamente soggettivo, spero non sempre banale, ma non lo escludo a priori. Anzi, è molto probabile che lo sarà. Sarà un piccolo blog senza pretese, fatto di libri, fatto di storie, perché effettivamente non c'è scritto da nessuna parte che questo è vietato, non sta scritto da nessuna parte che non posso farlo. Senza pretese dunque, ma con entusiasmo. 


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